Heini Holzer

Il colibrì dei ghiacciai

Heini e i suoi inseparabili Völkl
Heini e i suoi inseparabili Völkl

L’alpinismo è un banco di prova che non conosce regole o consuetudini immutabili, prima o poi qualcosa cambia, un evento imprevisto, un colpo di genio o di follia, e ci si trova di fronte ad un nuovo modo di vedere la montagna, di salirla e in questo caso di scenderla.

A metà degli anni 60 nelle valli di montagna la figura di spazzacamino è ancora una professione diffusa e redditizia, il piccolo Heinrich Holzer, meglio noto come Heini Holzer, è un ragazzo minuto, non arriva al metro e 60, lo chiamano il colibrì e per questo nel suo lavoro è molto apprezzato.

Haini si intrufola e si arrampica ovunque, non esiste tetto o muro che non riesca a salire, ben presto questa sua attitudine lo porta a confrontarsi con le pareti dolomitiche, sulle quali a 20 anni inizia a cimentarsi. In quegli anni conosce due ragazzi, due fratelli, si chiamano Gunther e Reinold Messner, e comincia ad arrampicare con loro, nel 1967 apre la “via degli Amici” sulla Nord-Ovest del Civetta, il suo primo grande risultato alpinistico.

La situazione familiare da cui proviene Heini è piuttosto complicata, e in quelle salite il giovane spazzacamino ritrova un mondo che gli appartiene fino in fondo, in cui si sente a suo agio.

Mente Heini inizia a concatenare importanti risultati alpinistici:

Spigolo nord del Monte Agner nel febbraio 1967, prima invernale con Reinhold Messner e Sepp Mayerl, Via Lacedelli alla Cima Scotoni sempre nel 1967, terza salita con Reinhold Messner, Sepp Mayerl, e Renato Reali, tanto per citarne un paio.

Comincia a nascere in lui un curioso pensiero, il termine scialpinismo probabilmente non è ancora stato ufficialmente coniato, eppure Heini, immagina di coronare quelle salite vertiginose con altrettante discese verticali con gli sci.

È un autodidatta assoluto, si allena da solo, prova ogni tecnica che gli sembri essere efficace per discendere da quei salti verticali e in quegli anni inizia la sua avventura di scialpinista estremo.

Heini è quello che volgarmente diremmo un “nano” 156 centimetri di ometto con il baricentro bassissimo che lo tiene inchiodato a terra. Le sue linee di discesa sono tanto geniali quanto folli, nessuno fino ad allora aveva mai fatto nulla di simile, e ci vorranno decenni prima che altri affinino una tecnica paragonabile alla sua.

Ogni anno Heini compie almeno 10 discese vertiginose, Il tutto con un paio di Völkl che sembravano travi e un attacco Marker con cui oggi esiteremmo anche a prendere uno skilift, la sua etica è forte come la sua tecnica, si sale sempre a piedi, niente elicotteri, si arriva in cima con le proprie gambe e da li si scende. Ma Heini fa anche di più, non convoca mai i mass media, lui di lavoro fa lo spazzacamino, questa è una passione e non è in vendita.

Le sue discese si susseguono senza sosta, il suo nome è sulla bocca di tutto l’ambiente alpinistico europeo e mondiale, il piccolo spazzacamino scende, sci ai piedi, pareti che la maggioranza degli alpinisti non è in neppure in grado di salire.

Il 4 luglio del 1977 tenta la discesa della Nord-Est del Piz Roseg, nel gruppo del Bernina, ancora oggi non si sa per certo cosa sia accaduto, probabilmente un attacco dello sci non ha retto, al grande sforzo che Heini imponeva alla sua attrezzatura.

Heini cade e precipita morendo sul colpo. Il piccolo colibrì lascia dietro di se un vuoto profondo come i crepacci che per una vita ha evitato, la sua eredità è gigantesca, umilissimo, schivo, ma con un passione e determinazione grandi come le pareti da cui e sceso, quando tutti dicevano che da li era impossibile scendere. Oggi il figlio gestisce un ristorante a Solda, se gli chiedete del padre vi farà vedere quello che secondo lui, è il più grande lascito eredeitario. Un foglio di carta su cui Heini aveva disegnato un cervo, lo aveva consegnato al figlio anni prima dicendogli, "quando io non ci sarò più finisci tu questo disegno, fai un bosco, perchè senza boschi i cervi non possono vivere".

 

Viene quasi istintivo pensare a noi oggi che prima di una discesa appena un po’ più impegnativa sistemiamo la GoPro sul casco per condividere all’istante con tutti la nostra impresa, diamo una controllata ai nostri sci ultra leggeri con le lamine come rasoi, il casco in polimeri, la giacca windstopper….. mentre controlliamo tutto questo, il colibrì sarebbe già arrivato in fondo e sarebbe già sulla via di casa.