Le cime più alte regione per regione

L’Italia è famosa specialmente all’estero per le sue coste e i suoi mari, spesso però ci si dimentica che il nostro paese è prevalentemente montuoso, l’unica grande pianura italiana è quella Padana, per il resto il nostro territorio è segnato da rilievi montuosi e collinari.

Ogni regione quindi ha il proprio gruppo montuoso e di conseguenza una propria cima più alta, di seguito l’elenco in ordine alfabetico regionale di queste montagne nessuna delle quali scende sotto i 1100 metri a testimonianza che non siamo un paese piatto!

Abruzzo

Corno Grande, 2912 metri, massiccio del gran sasso

Il Corno Grande (2912 m s.l.m.) è la cima più elevata della penisola italiana, del massiccio montuoso del Gran Sasso e degli Appennini continentali, situato nell'appennino centrale abruzzese all'interno del territorio dei comuni di Pietracamela e Isola del Gran Sasso d'Italia e del parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, a sud del Corno Piccolo, da cui è separato dal Vallone delle Cornacchie. Al suo interno è stata istituita la Riserva Naturale del Corno Grande di Pietracamela.


Basilicata

Monte Pollino, 2248 metri, massiccio del Pollino

Il massiccio del Pollino è un massiccio montuoso dell'Appennino meridionale, posto lungo il confine di Basilicata (provincia di Potenza) e Calabria (provincia di Cosenza), segnavia del confine dell'Appennino lucano a nord da quello calabro a sud, a cavallo tra i mari Ionio e Tirreno, con andamento trasversale nord-est/sud-ovest rispetto all'Appennino e diverse cime che superano i 2.000 m d'altitudine (serra Dolcedorme (2.267 m), monte Pollino (2.248 m), serra del Prete (2.181 m), serra delle Ciavole (2.130 m e 2.127 m) e serra di Crispo (2.054 m)). Ospita il parco nazionale del Pollino (Pollino Geopark), il più grande parco nazionale italiano.


Calabria

Serra Dolcedorme, 2267 metri, massiccio del Pollino

Serra Dolcedorme, con i suoi 2.267 metri, costituisce la cima più elevata del massiccio del Pollino, oltre che dell'arco appenninico meridionale.

Il confine tra Basilicata e Calabria, seguendo la cresta della Sella Dolcedorme (1.970 m) - che divide l'omonima serra dalla vetta del Pollino - prosegue sull'anticima del versante nord-occidentale (2.248 m), per poi discendere sulla cresta nord della montagna. La vetta vera e propria è spostata subito più a sud, in territorio calabrese sulla linea di confine tra i comuni di Castrovillari e Cerchiara di Calabria.


Campania

Monte Gallinola, 1923 metri, massiccio Matese

Tra le vette del Massiccio del Matese, bisogna elencare quella de La Gallinola (1.923 metri), la montagna più alta della Campania.

L’ambiente è prevalentemente carsico, con la presenza di un manto erboso persistente e l’assenza di piante a largo fusto, rispecchia appieno la vetta di un massiccio carbonatico.

Situata a cavallo tra Campania e Molise, dalla cima si gode di un bellissimo panorama che, nelle giornate particolarmente limpide, permette la visuale dei due mari: il Tirreno e l’Adriatico.


Emilia Romagna

Monte Cimone, 2165 metri, appennino Tosco-Emiliano

Il monte Cimone (anticamente Alpe de Nona) è il maggiore rilievo dell'Appennino settentrionale e della regione Emilia-Romagna, con una altezza di 2.165 m s.l.m., nei pressi del confine con la Montagna Pistoiese (Toscana). Fa parte dell'Appennino tosco-emiliano e non essendo collocato sul crinale dello spartiacque appenninico, tutte le pendici del monte - che interessano i comuni di Fiumalbo, Sestola, Fanano, Riolunato e Montecreto - e la vetta ricadono nel territorio della provincia di Modena.


Friuli Venezia Giulia

Monte Coglians, 2780 metri, Alpi Carniche

Il monte Coglians con i suoi 2.780 m s.l.m., è la vetta più alta delle Alpi Carniche e del Friuli-Venezia Giulia.

Situato a ovest del passo di monte Croce Carnico (Plöckenpass), lungo il confine tra Italia e Austria, all'interno del gruppo Coglians-Mooskofel, il versante meridionale appartiene al comune di Forni Avoltri e Paluzza mentre quello settentrionale ai comuni di Lesachtal, nella Carinzia germanofona. È raggiungibile attraverso due vie: la via normale, più facile, che parte dal rifugio Giovanni e Olinto Marinelli (2111 m), per il versante sud, o la via ferrata del versante nord, assai più impegnativa.

Come tutto il gruppo cui appartiene, è caratterizzato da intensi fenomeni carsici: la grotta più profonda finora esplorata è l'Abisso Marinelli. Le pendici meridionali sono percorse dal sentiero che proviene dal rifugio Lambertenghi-Romanin presso la sella Volaia.

Durante la prima guerra mondiale la cima venne stabilmente occupata dalle truppe italiane, che lo utilizzavano come punto d'osservazione: sulla cima sono tuttora visibili i resti di alcune postazioni risalenti alla Grande Guerra.


Lazio

Monte Gorzano, 2458 metri, Monti della Laga

Il Monte Gorzano è, con i suoi 2 458 m s.l.m, la montagna più alta dei Monti della Laga e la cima più alta del Lazio[1], posta a cavallo tra Abruzzo e Lazio, al confine fra la provincia di Teramo e quella di Rieti, tra il territorio del comune di Amatrice (RI) e quello di Crognaleto (TE).Fino al 1927 era interamente abruzzese, e a riprova di ciò anticamente era anche noto come Monte di Roseto con riferimento all'allora comprensorio formato dagli attuali comuni di Cortino e Crognaleto.


Liguria

Monte Saccarello, 2201 metri,Alpi del Marguareis

Il monte Saccarello è una montagna delle Alpi liguri alta 2.201 m. Assieme al monte Frontè (2.152 m), alla cima Missun (2.355 m) e al monte Bertrand (2.482 m) forma il nodo del monte Saccarello: un massiccio alpino, costituito in prevalenza da substrati calcarei flyschoidi (Unità di Sanremo), che si caratterizza per le morfologie relativamente poco aspre.[1]

La vetta del monte Saccarello è dal 1947 un punto di confine amministrativo tra le province di Imperia e di Cuneo e confine di Stato tra l'Italia e la Francia (Dipartimento delle Alpi Marittime). La sua sommità costituisce il punto più elevato del territorio ligure. Qui si trova la sorgente del Tanaro. Si trova alla convergenza di tre vallate: la val Tanaro a nord-est, la val Roia a ovest e la valle Argentina a sud-est.


Lombardia

Pizzo Zupò, 3996 metri, gruppo del Bernina

Il Pizzo Zupò, con i suoi 3 996 m s.l.m. è la seconda montagna per altezza del Massiccio del Bernina (Alpi Retiche occidentali), in località Pontresina. Per la sua cima corre il confine italo-svizzero.

Il Pizzo Zupò è la montagna più alta della Lombardia e della provincia di Sondrio[1] (la vetta del Bernina si trova interamente in territorio svizzero), anche se il punto più alto della regione è la Punta Perrucchetti (4.020 m s.l.m.), cima secondaria immediatamente a sud del Pizzo Bernina.

Il suo nome deriva dalla lingua, il romancio, parlata in Engadina, in cui Zupò significa "nascosto", in quanto da nord, lo Zupò è nascosto dalle altre montagne del Massiccio e diventa visibile solo a distanze ravvicinate. Ad occidente dello Zupò si trova il Piz Argient mentre a nord-est il Bellavista.


Marche

Monte Vettore, 2476 metri, monti Sibillini

Il Monte Vettore (dal latino vector, «conduttore [della catena montuosa]») è il rilievo montuoso più alto del massiccio dei Monti Sibillini, con i suoi 2.476 metri di altitudine, compreso all'interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, appartenente al comune di Arquata del Tronto, provincia di Ascoli Piceno, formando un gruppo montuoso composto da più cime. Prossimo alla cima è presente un circo glaciale che ospita il cosiddetto Lago di Pilato.


Molise

Monte Meta, 2242 metri, Monti della Meta

l monte Meta (nota anche come la Meta, 2241 m s.l.m[1]) è una delle maggiori cime dei Monti Marsicani, nell'appennino abruzzese, situata sul confine tra Lazio, Abruzzo e Molise, all'interno del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, tra i comuni di Alfedena (AQ), Picinisco (provincia di Frosinone) e Pizzone (provincia di Isernia).

Dà il nome all'omonima catena montuosa dei Monti della Meta, sottogruppo dei Monti Marsicani, che dal valico di Forca d'Acero procede verso la valle di Comino meridionale e digrada nelle valli del Liri e del Volturno prendendo il nome di Mainarde nelle cime più basse e più meridionali. È la montagna più alta del Molise e ai suoi piedi si trova il passo dei Monaci (1981 m s.l.m.)).


Piemonte

Punta Nordend, 4609 metri, monte Rosa

La Punta Nordend (4.609 m) è la seconda vetta, in ordine di altezza, del gruppo del Monte Rosa nelle Alpi Pennine, la quarta dell'intera catena alpina e la più alta della Regione Piemonte.

Si trova a nord della Punta Dufour (4.634 m) ed è la più appartata e meno visitata dagli alpinisti tra quelle del massiccio del monte Rosa, benché offra magnifiche ascensioni su neve, roccia e misto tra le più lunghe e severe delle Alpi.

La montagna si presenta con due creste principali. Una scende verso sud e, passando attraverso la Sella d'Argento arriva alla Punta Dufour; la seconda, detta Cresta di Santa Caterina, continua verso nord abbassandosi ed arrivando allo Jägerhorn. Il versante orientale precipita su Macugnaga mentre quello occidentale digrada più dolcemente ammantato dal ghiacciaio.


Puglia

Monte Cornacchia, 1151 metri, monti della Daunia

Il monte Cornacchia (1152 m s.l.m.) è una montagna degli Appennini appartenente al gruppo dei monti della Daunia, situato nel settore interno occidentale della provincia di Foggia. È la vetta più elevata della regione Puglia[2].

Ammantato di boschi e pascoli, il monte Cornacchia è ubicato al confine tra i territori comunali di Biccari e Faeto. Lungo le falde settentrionali dell'altura sgorgano le sorgenti del torrente Vulgano con alcuni giacimenti di idrocarburi nonché il lago Pescara, unico lago naturale montano della Puglia (situato a 902  m s.l.m., esteso su 3 ettari e profondo 6 m)[3]. Il versante meridionale si apre invece in un'ampia vallata, la Valmaggiore, solcata dal torrente Celone e popolata dall'unica minoranza francoprovenzale in Puglia.

Dalla cima della montagna, raggiungibile tramite una strada carreggiabile, si ammira un vasto paesaggio comprendente il Gargano, il Tavoliere, l'Irpinia, il Matese e la Maiella[4]. A pochi metri dalla vetta vi è un rifugio costruito nel 1980 e poi riattivato nel 2012 dopo che un incendio lo aveva devastato nel 2007[5]. In virtù della sua notevole rilevanza ecologica l'intero massiccio del monte Cornacchia, unitamente al contiguo bosco di Faeto, costituisce un sito di interesse comunitario.[6]


Sardegna

Punta la Marmora, 1834 metri, Gennargentu

Punta La Marmora, con i suoi 1.834 metri è la vetta più elevata della Sardegna. Si trova nel Massiccio del Gennargentu, nel territorio amministrativo dei comuni di Arzana e Desulo.

Le rocce che formano la montagna, prevalentemente scisti, sono di natura metamorfica e risalgono al Paleozoico, epoca in cui ebbe inizio l'orogenesi ercinica.

La cima si presenta arrotondata e decisamente spoglia, ma le pendici sono invece parzialmente ricoperte da una vegetazione erbacea ed arbustiva particolare e condizionata, in maniera molto marcata, dalle caratteristiche climatiche sfavorevoli. Sul versante occidentale, nella località di Su Sùssiu (o S'Issùssiu che nel dialetto locale significa il burrone) vegeta un piccolo bosco di tassi millenari (Taxus baccata).

Nelle giornate terse dalla cima si può ammirare un panorama che spazia su una gran parte della Sardegna. Si possono individuare sia le montagne della Corsica meridionale sia le colline di Cagliari, nonché i mari che circondano l'isola.


Sicilia

Etna, 3326 metri

L'Etna o Mongibello è un vulcano siciliano originatosi nel Quaternario, il più alto vulcano attivo terrestre della placca euroasiatica. Le sue frequenti eruzioni nel corso della storia hanno modificato, a volte anche profondamente, il paesaggio circostante, arrivando più volte a minacciare le popolazioni che nei millenni si sono insediate intorno a esso. Il 21 giugno 2013 la XXXVII sessione del Comitato UNESCO, ha inserito il Monte Etna nell'elenco dei beni costituenti il Patrimonio dell'umanità.


Toscana

Monte Prado, 2054, appennino Tosco Emiliano

Il monte Prado o Prato, (2054 m s.l.m.) è la montagna più alta della Toscana, posto sullo spartiacque dell'Appennino tosco-emiliano il cui crinale segna il confine tra la provincia di Reggio Emilia e la provincia di Lucca.

Sul versante emiliano la vetta segna il confine tra i comuni di Ventasso e Villa Minozzo, mentre il versante toscano appartiene al comune di Sillano Giuncugnano, in Garfagnana.

È uno sito di interesse comunitario e zona di protezione speciale (IT4030006), interamente contenuto nel Parco nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano.


Trentino Alto Adige

Ortles, 3903 metri, Gruppo Ortles - Cevedale

L'Ortles è una montagna delle Alpi Retiche meridionali. Con un'altitudine di 3905 m s.l.m., costituisce la cima più elevata del gruppo Ortles-Cevedale e la vetta più alta della regione Trentino-Alto Adige.

È una delle montagne più imponenti delle Alpi Retiche meridionali e rappresenta il punto culminante del massiccio. Con i suoi 3905 metri di quota, risulta essere la vetta più elevata della provincia autonoma di Bolzano e della regione Trentino-Alto Adige. In passato, prima che l'Alto Adige/Südtirol venisse accorpato al territorio italiano nel 1919, era anche la più alta vetta dell'Impero Austroungarico (oggi la montagna più alta dell'Austria è il Großglockner). Per un breve periodo, prima che la sua altezza fosse misurata, fu erroneamente ritenuta la terza montagna delle Alpi.


Umbria

Cima del Redentore, 2448 metri, monti Sibillini

La Cima del Redentore, alta 2.448 m s.l.m., è una delle cime più elevate dei monti Sibillini (gruppo del monte Vettore), nonché la cima più alta dell'Umbria, trovandosi esattamente al confine fra le regioni Umbria e Marche.

Vista dall'inizio della valle, specialmente da Foce di Montemonaco, appare particolarmente imponente. Collocata sopra il Lago di Pilato, rappresenta, soprattutto d'inverno, una ambita meta per gli scalatori.

Il sistema di valli che convergono verso questa parte dei Sibillini è solo uno dei tanti che caratterizzano il settore marchigiano del parco. Queste valli, disposte quasi parallelamente l'una all'altra, hanno origini glaciali, e quindi conformazione simile. Le più importanti sono la Valle dell'Infernaccio (al di là del monte Sibilla) e la valle dell'Ambro (al di là del monte Priora).

Storicamente era la Cima del Redentore a essere chiamata col nome "Vettore", essendo la vetta più visibile del gruppo (il monte Vettore propriamente detto rimane nascosto dai Piani di Castelluccio), nonostante sia più bassa di una ventina di metri.


Valle d'Aosta

Monte Bianco, 4810 metri, massiccio del Monte Bianco

Il Monte Bianco è, con i suoi 4.808,72 m di altitudine (ultima misura ufficiale il 13 settembre 2017), la montagna più alta delle Alpi, d'Italia, di Francia e in generale dell'Europa, da cui il soprannome, a volte usato, di Re delle Alpi, condividendo assieme al monte Elbrus nel Caucaso un posto tra le cosiddette Sette Vette del Pianeta.

Posta nel settore delle Alpi Nord-occidentali, lungo la sezione alpina delle Alpi Graie, sulla linea spartiacque tra la Valle d'Aosta (val Veny e val Ferret in Italia) e l'Alta Savoia (valle dell'Arve in Francia), nei territori comunali di Courmayeur e Chamonix, dà il nome all'omonimo massiccio, appartenente alla sottosezione delle Alpi del Monte Bianco. Prevalentemente di natura granitica, irta di guglie e di creste, intagliata da profondi valloni nei quali scorrono numerosi ghiacciai, è considerata una montagna di grande richiamo per l'alpinismo internazionale e, dal punto di vista della storiografia alpinistica, la nascita dell'alpinismo stesso coincide con la data della sua prima ascensione: l'8 agosto 1786.


Veneto

Punta Rocca, 3309 metri, Marmolada

La Marmolada (detta la Regina delle Dolomiti, Marmolèda in ladino e Marmolata in tedesco) è un gruppo montuoso delle Alpi al confine tra la Provincia di Trento e la Provincia di Belluno, il più alto delle Dolomiti, raggiungendo la quota massima con la Punta Penia (3.343 m).

La Val Pettorina la delimita ad oriente e la Val di Fassa ad occidente, mentre importanti vallate interne alla catena montuosa sono (da est a ovest): la Val Contrin, la Val di Grepa e la Val San Nicolò. A rigore non è composta da dolomia (come le Dolomiti vere e proprie) bensì per lo più da calcari grigi molto compatti derivati da scogliere coralline (calcare della Marmolada), con inserti di materiale vulcanico. Importante è anche la presenza del più grande ghiacciaio delle Dolomiti, il Ghiacciaio della Marmolada.