Barry, il custode del passo del San Bernardo

Due esemplari di san Bernardo, sull sfondo il Cervino
Due esemplari di san Bernardo, sull sfondo il Cervino

Nel 1800 presso l’ospizio del Gran San Bernardo, nacque un cane destinato ad entrare nella leggenda. Barry.

È proprio presso l’ospizio che secondo le cronache e la tradizione venne selezionata la razza di cane San Bernardo che oggi conosciamo bene come icona del salvataggio in montagna.

Forse fu proprio Barry a gettare la basi di questa leggenda.

I grossi e robusti cani allevati dai monaci dell’ospizio non erano propriamente dei cani da valanga, ma erano fondamentali alleati per i lavori più pesanti, inoltre durante l’inverno in caso di forti nevicate il loro formidabile senso di orientamento e lo straordinario fiuto erano una garanzia per ritrovare la strada che riconduceva all’ospizio.

La collaborazione fra i monaci e i cani diede vita ad un primo servizio di soccorso alpino stabile ed operativo 365 giorni all’anno, 24 ore su 24!

Ma chi era Barry? Tecnicamente un cane come gli altri, alla prova dei fatti però, Barry dimostrava capacità e carattere ben oltre ogni aspettativa.

Era in grado di pattugliare da solo una vastissima e impervia area del passo alla ricerca di persone in difficoltà che riaccompagnava sulla via sicura e scortava fino all’ospizio!

Al suo attivo ci sono ben 40 vite salvate da morte certa fra le nevi delle alpi! Naturalmente fiorirono molte leggende intorno a Barry, si disse che una volta trasportò sul dorso un bimbo ferito per quasi 40 Km, ma non esiste nessun riscontro reale su questo episodio.

Così come puramente inventato è l’aneddoto che lo vuole ferito da una fucilata di un soldato che lo scambiò per un lupo. In realtà quando Barry divenne troppo vecchio per pattugliare il passo, venne mandato a vivere nel giardino del priore dell’ordine a Berna per godersi in tutta tranquillità gli ultimi anni della sua vita.

Barry lascio un ricordo talmente straordinario che oggi il suo corpo imbalsamato è ancora visibile presso il museo di storia naturale di Berna.

Ma le leggende non muoiono mai, e le straordinarie imprese di Barry attraversarono gli anni e gli inverni per giungere fino a noi.

Oggi il passo dove sorge l’ospizio è servito da un’ampia strada asfaltata e addomesticato da bar e ristoranti, in inverno però quando la neve cade abbondante e madre natura riacquista il controllo su tutto, il passo è meta di alpinisti ed escursionisti, così, anno dopo anno, inverno dopo inverno, strane voci hanno iniziato a circolare nelle valli, alcuni raccontano di inverni particolarmente rigidi e nevosi, di forti venti, pochissima visibilità e di escursionisti dispersi in quell’inferno bianco e gelido, ritrovati poi stanchi e provati ma vivi presso l’ospizio.

Come avevano trovato la via per la salvezza? I racconti dei sopravvissuti sono spesso confusi, frammentari, ma alcuni di loro dicono che nel pieno della bufera avevano intravisto una figura, un grosso animale, forse un grosso cane, un’indistinta sagoma grigia che sembrava fissarli.

Istintivamente l’avevano seguita, e questo animale rimanendo sempre a debita distanza li aveva guidati all’ospizio, ma quando si giravano un ultima volta, per guardarlo, questo scompariva soffiato via dal vento, come se fosse neve. Dietro di lui restavano solo delle grosse impronte nella neve, impronte di cane San Bernardo.

Forse Barry è ancora di pattuglia.