I diari segreti di Galeazzo Ciano e i giovani alpinisti di Erto

Don Giusto Pancino
Don Giusto Pancino

Questa vicenda affonda le sue radici in uno dei momenti più difficili, controversi e in parte ancora non del tutto chiari della storia del nostro paese.

Siamo nel 1944 e l’Italia, profondamente ferita, è ormai prossima alla fine della seconda guerra mondiale. In quei giorni le trame che si snodano lungo tutta la nostra penisola sono infinite, spionaggio,  tradimenti, sabotaggi e doppi giochi sono all’ordine del giorno, tra i tanti protagonisti di queste oscure vicende la nostra attenzione cade su Don Giusto Pancino, parroco di Erto il paesino tristemente noto per la vicenda del Vajont.

Don Pancino esce dalle ombre della storia come il volo silenzioso del gufo nella notte, lo vedi passare ma non sai da dove sia arrivato.

Di lui si hanno molte informazioni ma ci sono anche molte domande che restano senza risposta, la tesi più probabile è che giocasse su entrambi i fronti, fu lui infatti a scongiurare una rappresaglia tedesca ai danni degli abitanti di Erto, si dice fosse in contatto con membri del CLN ma che lavorasse anche con i servizi tedeschi che gli avevano affidato un compito molto particolare ed importante, l’operazione Roderich, ovvero recuperare da Edda Ciano Mussolini, la figlia de Duce,  le 7 agende riservate del marito Galeazzo Ciano, contenenti presumibilmente dettagliati rapporti tra il regime fascista, la Germania nazista e le altre potenze alleate.

L’obbiettivo tedesco e anche italiano era quello di evitare che il materiale in possesso di Edda Ciano finisse nelle mani anglo-americane, da qui parte la missione di Don Pancino che su indicazione del Duce in persona si reca in svizzera dove la figlia Edda era riparata dopo la fucilazione del marito per ordine del gran consiglio del fascismo al processo di Verona.

Don Pancino conosce già Edda, ma come lui e la famiglia Mussolini siano venuti in contatto prima di quei fatti resta un mistero.

Edda Mussolini e Galeazzo Ciano
Edda Mussolini e Galeazzo Ciano

A questo punto della vicenda tutto diventa, se possibile, ancora più indistinto e nebuloso. A Edda vengono offerti molti soldi e molte garanzie per evitare la pubblicazione di quei diari ma nonostante questo gli scritti usciranno a più riprese a cominciare dall’immediato dopoguerra: prima, a puntate, dal 18 giugno al 24 luglio 1945 sul “Chicago Daily News”, poi, nel ’46, in volume a New York per la Doubleday, quindi in Italia nel marzo sempre del ’46 in due volumi per la Rizzoli.

Ma oltre a questi diari ci sono 7 agende personali di Galeazzo Ciano di cui non si ha notizia.

Arriviamo così ai primi giorni di Maggio del 1945, ad Erto arrivano due eleganti berline da cui scendono persone ben vestite che ritirano direttamente dalle mani di Don Pancino due scatole chiuse con lucchetti e poi ripartono svanendo nelle pieghe della storia.

Ma esisteva una terza cassetta, in legno, con i bordi rinforzati in metallo e chiusa anch’essa con un lucchetto, il suo contenuto? Nessuno lo sa, le memorie di Don Pancino?, carteggi riservati tra il Duce e Churchill?.

Senza poter sapere cosa contenesse davvero quella terza cassetta sappiamo invece che Don Pancino decise di affidarla a due ragazzi del paese dicendo loro di nasconderla. 

il Monte Cornetto
il Monte Cornetto

Tutto finirebbe qui, con tanti interrogativi ancora aperti, come per tanti altri fatti storici mai del tutto chiariti, ma a rimettere tutto in gioco ci ha pensato Mauro Corona il nostro alpinista scrittore che tempo fa disse di conoscere nientemeno che l’identità di uno dei due ragazzi a cui fu affidata la terza cassetta.

Mauro Corna non dice il nome, usa solo uno pseudonimo, Gispo, e prosegue dicendo:

“Conoscevo bene il ragazzo a cui Don Pancino consegnò la famosa cassetta. Quando era già piuttosto in là con gli anni e infermo per una brutta malattia, mi diceva spesso in dialetto ertano: tu che sei bravo ad arrampicare, perché non provi ad andare a recuperare la cassetta? Mi raccontava che Don Pancino gliela aveva consegnata subito dopo la guerra perché la nascondesse in un luogo sicuro, all’asciutto, raccomandandogli di ricordarsi per filo e per segno dove l’avesse nascosta.

Gispo era bravissimo ad arrampicare – continua lo scrittore di Erto – il migliore del paese, forse di tutte le nostre montagne”.

Mauro Corona però non si limita a raccontare le gesta di Gispo, dice di sapere cosa contenesse la cassetta e dove fosse stata nascosta.

“Ebbene, quando gli chiesi cosa ci fosse dentro questa benedetta cassetta, mi rispose: una pistola Luger, un po’ di roba d’oro e poi una grande quantità di scierte, di carte.

Mi raccontò che aveva deciso di nascondere la cassetta in un piccolo anfratto su una parete a strapiombo del Monte Cornetto, tra balze di roccia e strette cenge, un luogo da camosci.”

Ovviamente Gispo non sapeva nulla sul contenuto di quelle carte, ma, conoscendo i trascorsi di Don Pancino, i suoi rapporti confidenziali con Mussolini ed Edda Ciano, e la cautela con la quale aveva affidato quel materiale all’ignaro ragazzo, perché lo nascondesse, è verosimile che si trattasse di documenti estremamente importanti e riservati.

“Mi disse anche che per trovare il piccolo antro avrei dovuto arrampicare e che la parete era trist, difficile. In ertano, infatti, i gradi alpinistici sono solo due: bon, facile, e trist, difficile

Negli anni a venire di tanto in tanto ho svolto qualche ricerca frettolosa sulle pareti del Cornetto, ma senza risultati. Mi sono sempre ripromesso di dedicarmici nuovamente, stavolta con il giusto zelo, e prima o poi lo farò.

Qualcuno nel frattempo ci ha provato, ma ha trovato solo dei fucili arrugginiti”.

Un’altra importante figura legata a questi luoghi, Italo Filippin, ha tentato di ritrovare la cassetta perduta, armato di metal detector, ha perlustrato una parte della parete che guarda verso Erto, ma in quel dedalo di fessure, sbalzi e strapiombi, insomma in quel posto da camosci non ha trovato nulla.

Mauro Corona si dice certo che la cassetta con tutti i suoi segreti è ancora la, avvolta in una vecchia stoffa degli anni 40 ormai sdrucita, nascosta in qualche anfratto di roccia, in qualche buco, celata alla vista, dimenticata in un posto da camosci.


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