Segnali e Sentieri

Ieri mi lamentavo dell’affollamento sul sentiero per il Piz Boè, oggi credo sia giusto fare qualche considerazione per spiegarne il motivo.

Partiamo dal primo punto, le cartine escursionistiche.

Sono ormai diventate un oggetto da collezione, poche persone le acquistano e le usano, anche perché poche persone le sanno leggere, fatto questo a cui non so trovare una spiegazione, visto che a mio parere non serve essere un esperto di sopravvivenza per leggere una cartina.

Quindi bisogna accettare il fatto che la maggior parte delle persone si spinge sui sentieri, un po’ per sentito dire, un po’ perché sa che c’è un impianto di risalita, e non perché ha studiato un itinerario su una mappa, dove i sentieri più difficili sono esplicitamente segnalati come tali.

Resta solo la segnaletica escursionistica a indirizzare i flussi escursionistici e l’affollamento di questo agosto mi ha fatto capire come in realtà la segnaletica sia assolutamente omogenea e indica gli itinerari senza tenerne conto delle difficoltà.

Lasciando per un attimo da parte la scala delle difficoltà escursionistiche, i cartelli sul Pordoi indicavano il rifugio e il Piz Boè nello stesso modo, però il primo è raggiungibile su un normale sentiero, mentre il secondo obbliga l’escursionista a una salita e una discesa su tratti di roccette e sentieri attrezzati a volte anche un po’ esposti, poca roba per un escursionista esperto, ma decisamente impegnativi per un turista occasionale.

In conclusione, non sarebbe utile segnalare sui cartelli la presenza di tratti attrezzati?

In altri luoghi ho visto per esempio che i cartelli segnavia indicano specificatamente la categoria del sentiero! T, E, EE, EEA.

 

Forse questo modello dovrebbe essere adottato e uniformato a livello nazionale.

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