In montagna è sempre importante cercare di sapere in anticipo quali tipi di difficoltà tecniche troveremo sul percorso che abbiamo deciso di affrontare. Se questo percorso è di tipo alpinistico anziché escursionistico la conoscenza diventa fondamentale. Nel corso degli anni sono state elaborate differenti scale di difficoltà che esprimono e descrivono il livello di impegno che una via di salita richiede all’alpinista.
L'esistenza di molte scale differenti è da ricercarsi nelle diverse tipologie di scalata esistenti, arrampicata su roccia, su ghiaccio, su misto o in artificiale, ognuna di queste specialità può avere anche più di una scala a rappresentarle.
Innanzitutto una precisazione, quando si parla di “arrampicata libera” si intende un modo di arrampicare in cui corde, chiodi e altri strumenti vengono usati solo per fornire assicurazione a chi arrampica e non per facilitarne la progressione, inoltre l’arrampicata libera prevede che la via venga “liberata” al passaggio degli scalatori, ovvero che in parete non resti nulla, chiodi o altri strumenti di assicurazione devono essere tolti e portati via.
La scala UIAA è la scala di difficoltà adottata dalla Union Internationale des Associations d'Alpinisme (UIAA). I gradi sono espressi con i numeri romani a partire dal I grado ed è una scala aperta verso l'alto. Al 2012 il grado più difficile è l'XI.
I gradi intermedi possono essere indicati con i segni "+" e "-". Il grado UIAA specifica la difficoltà di un singolo passaggio di arrampicata, quindi quando si descrive un intero tiro di corda su una relazione si riportano i gradi su ogni sezione del tiro che si vuole analizzare.
La scala UIAA deriva da una precedente scala di difficoltà chiamata "scala Welzenbach". Le tappe che hanno portato alla nascita e sviluppo della scala UIAA sono state:
Grado | Descrizione |
I |
È il grado più facile dell'arrampicata. Le mani utilizzano gli appigli solo per l'equilibrio. Esempi: via normale italiana al Peralba; Balzi dell'Ora al Corno alle Scale (Appennino tosco-emiliano) |
II |
Rappresenta l'inizio dell'arrampicata vera e propria. È necessario lo spostamento di un arto alla volta. Gli appigli e gli appoggi sono ancora numerosi. Esempi: via normale alla Presolana Occidentale; via normale al Monte Cristallo |
III |
La parete è più ripida, anche verticale, e richiede un certo uso della forza. Esempi: via normale alla Punta Walker; via normale alla Cima grande di Lavaredo |
IV |
Sono presenti un minor numero di appigli ed appoggi e inizia ad essere richiesta una buona conoscenza delle tecniche di arrampicata ed un allenamento specifico. Esempi: via Tomasson-Bettega alla Punta Penia; traversata delle Grandes Jorasses |
V |
Gli appigli ed appoggi sono ancora più rari, i passaggi vanno studiati e la salita diviene faticosa o delicata. Esempi: via Carlesso al Baffelan; via Preuss alla Cima piccolissima di Lavaredo |
VI |
Gli appigli ed appoggi sono più piccoli e rari. Il passaggio può richiedere una sequenza di movimenti obbligata. Esempi: via Comici-Benedetti al Monte Civetta; via Cassin-Ratti alla Torre Trieste, Monte Civetta |
VII |
Gli appigli ed appoggi sono piccoli e distanti. È richiesto un allenamento specifico della forza delle dita. Esempi: via delle Guide alla Torre di Valgrande (Monte Civetta) e via degli Svizzeri al Grand Capucin |
VIII |
È necessario un allenamento e una pratica costante per salire vie di questo grado. Esempi: via Cassin-Ratti e Hasse Brandler alla Cima ovest di Lavaredo; via Bonatti-Ghigo al Grand Capucin
|
IX |
L'impegno e l'allenamento richiesti sono quasi professionistici. Esempio: via Americana all'Aiguille du Fou |
X & XI |
Con l'XI grado si tratta delle vie d'arrampicata più difficili del mondo. Esempio: via Bellavista alla Cima Ovest di Lavaredo |